Primo Maggio, Sant’Egidio festeggia con i poveri nel nome di Papa Francesco
Daniele Piccini – Città del Vaticano
Nei giorni di festivi come oggi, giovedì 1 maggio, Festa dei lavoratori, famiglie, parenti e amici si ritrovano di solito a pranzo, magari all’aperto. Si raccontano le ultime novità tra un boccone, un bicchiere di vino e una risata. Non ha fatto eccezione la grande famiglia della Comunità di Sant’Egidio che oggi, nel cortile del Pontificio Collegio Irlandese in via dei Santi Quattro, ha voluto riunire a tavola circa 400 amici: persone senza fissa dimora o a diverso titolo fragili, poveri della Città di Roma e pensionati che mangiano più o meno abitualmente nelle mense della Comunità perché, con la pensione, non riescono a pagarsi il cibo.
Celebrare il lavoro e ricordare Papa Francesco
“C’è tutto il circuito dei nostri più cari amici”, spiega Augusto d’Angelo, uno dei coordinatori dei servizi ai senza fissa dimora a Roma per la Comunità di Sant’Egidio e tra gli organizzatori del pranzo del Primo Maggio. “Oggi – prosegue – pranziamo insieme per due motivi. Il primo è per festeggiare insieme la Festa del Lavoro. Molti dei nostri amici fragili o senza fissa dimora sperano presto di trovare un lavoro, e con esso di procurarsi un tetto sopra la testa e una vita migliore. Il secondo motivo è che vogliamo ricordare tutti insieme la figura di Papa Francesco. Gli amici con cui oggi sediamo a tavola erano tutti molto affezionati al Pontefice scomparso. Molti addirittura lo conoscevano personalmente. Alcuni perché vengono da Palazzo Migliori, donato a 45 poveri proprio dal Papa. Altri perché sono stati suoi ospiti ai pranzi allestiti nell’Aula Nervi. Durante il pranzo abbiamo anche letto una lettera indirizzta a lui. Oggi mangiamo tutti insieme, serviamo, aiutiamo: è la festa di tutti”.
"Ci facciamo compagnia, come una famiglia"
Gabriele Palagiano, studente ventiduenne di Filosofia all’Università La Sapienza di Roma è tra i 200 volontari che oggi servono ai tavoli. “Sono qui per festeggiare il Primo Maggio con i poveri e con chi ha bisogno di compagnia, proprio nello stile Sant’Egidio”, spiega Gabriele. “Ci troviamo al Pontificio Collegio Irlandese: ci sono dei tavoli apparecchiati all’aperto, altri disposti sotto un portico. Ho iniziato a frequentare la Comunità di Sant’Egidio dall’ottobre 2024, da allora svolgo servizi alla Comunità come quello di oggi. Partecipo, per esempio, alla distribuzione dei pasti alla Stazione Termini ogni giovedì. Partecipo all’Ecolab del sabato. Sono impegnato anche nell’accoglienza ai corridoi umanitari all’aeroporto di Fiumicino. Oggi – conclude lo studente di filosofia - c’è un clima sereno e divertente. Tutti hanno voglia di dialogare, ridere e stare insieme”.
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