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Papa Francesco e alcuni lavoratori (foto d'archivio). Papa Francesco e alcuni lavoratori (foto d'archivio).

A tu per tu con Francesco, il Papa e i lavoratori

Il popolo di Dio in dialogo con il Papa: alcune testimonianze legate al mondo del lavoro

Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano

Mettersi in ascolto del popolo. È stato questo una dei tratti distintivi del Pontificato di Papa Francesco. Il suo sguardo, illuminato dal modello della bottega di Nazaret dove il mestiere del carpentiere è anche una scuola di umanità, si è incrociato spesso con quello di molti lavoratori.

“Gli uomini e le donne si nutrono del lavoro: con il lavoro sono “unti di dignità”. Per questa ragione, attorno al lavoro si edifica l’intero patto sociale (Papa Francesco, 27 maggio 2017)”

Lavoro e dignità, alcune testimonianze

Gli incontri con il mondo del lavoro ruotano sempre intorno alla parola dignità: per il Pontefice il lavoro è sacro, fa parte di un disegno divino. Durante il Pontificato, il Papa affronta in diverse occasioni questo tema. C’è in particolare una giornata che può sintetizzare queste riflessioni. È quella del 27 maggio del 2017. Durante la visita pastorale a Genova, città protesa verso il porto da dove la sua famiglia partì per l’Argentina alla ricerca di un futuro migliore, Francesco sottolinea che il lavoro è “una priorità umana, una priorità cristiana”. Per il Papa non c’è una buona economia senza un buon imprenditore. E ad aprire l’incontro con il mondo del lavoro a Genova, nello stabilimento Ilva, è proprio un imprenditore, Ferdinando Garré del distretto Riparazioni Navali.

La riflessione di un imprenditore, Ferdinando Garré

Nel nostro lavoro ci troviamo a lottare contro tanti ostacoli - l'eccessiva burocrazia, la lentezza delle decisioni pubbliche, la mancanza di servizi e infrastrutture adeguate - che spesso non consentono di liberare le migliori energie di questa città. Ci rivolgiamo a Lei, Santità, per chiedere una parola di vicinanza. Una parola che ci conforti e ci incoraggi di fronte agli ostacoli in cui ogni giorno noi imprenditori ci imbattiamo.

Un vero imprenditore, per Francesco, è una persona che condivide le fatiche dei lavoratori, le gioie del lavoro e vede il licenziamento come una scelta dolorosa. Le parole del Papa si fondono con le sfide di questo tempo segnato da profonde trasformazioni che stanno cambiando drasticamente anche il mondo del lavoro. Tra queste, le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale aprono nuove prospettive. Il futuro si snoda tra opportunità e rischi, sottolinea Micaela, rappresentante sindacale, che ricorda tra l’altro le ombre legate alla precarietà del lavoro.

La testimonianza di Micaela, rappresentante sindacale

Oggi di industria si parla nuovamente grazie alla quarta rivoluzione industriale o industria 4.0. Bene: il mondo del lavoro è pronto ad accettare nuove sfide produttive che portino benessere. La nostra preoccupazione è che questa nuova frontiera tecnologica e la ripresa economica e produttiva che prima o poi verrà, non portino con sé nuova occupazione di qualità, ma anzi contribuiscano nell'incrementare precarietà e disagio sociale. Oggi la vera rivoluzione invece sarebbe proprio quella di trasformare la parola "lavoro" in una forma concreta di riscatto sociale.

Quando invece si deve far fronte alla mancanza del lavoro, si possono aprire strade senza dignità. Lo sfruttamento, il lavoro in nero sono per il Papa forme di “ricatto sociale”. Sono catene che rendono impossibile un vero riscatto attraverso il lavoro. Anche nel mondo del lavoro c’è bisogno di una Parola che salvi, che liberi. La testimonianza di un lavoratore che fa un cammino di formazione promosso dai cappellani è un altro snodo dell’incontro, nel 2017, di Papa Francesco a Genova con il mondo del lavoro.

La riflessione di un lavoratore che fa un cammino di formazione

Non raramente negli ambienti di lavoro prevalgono la competizione, la carriera, gli aspetti economici mentre il lavoro è un'occasione privilegiata di testimonianza e di annuncio del Vangelo, vissuto adottando atteggiamenti di fratellanza, collaborazione e solidarietà. Chiediamo a Vostra Santità consigli per meglio camminare verso questi ideali.

I valori della grande impresa e della grande finanza spesso non sono allineati con la dimensione umana. L’impresa, invece, dovrebbe essere prima di tutto cooperazione, mutua assistenza, reciprocità. Il mondo del lavoro, sottolinea il Papa, ha bisogno di un “umanesimo cristiano”. In questo tempo, in particolare, sono molteplici gli squilibri che provocano una mancanza di opportunità di lavoro. Criticità che possono portare a perdere la speranza in un futuro migliore, spiega Vittoria, disoccupata.

La domanda di Vittoria, disoccupata

Noi disoccupati sentiamo le Istituzioni non solo lontane ma matrigne, intente più ad un assistenzialismo passivo che a darsi da fare per creare le condizioni che favoriscano il lavoro. Ci conforta il calore umano con cui la Chiesa ci è vicina e l'accoglienza che ognuno trova presso la casa dei Cappellani. Santità, dove possiamo trovare la forza per crederci sempre e non mollare mai nonostante tutto questo?

Il lavoro resta un disegno di Dio

La speranza si smarrisce quando si sviluppa un tessuto sociale in cui dilagano “troppi lavori cattivi e senza dignità, nel traffico illegale di armi, nella pornografia, nei giochi di azzardo e in tutte quelle imprese che non rispettano i diritti dei lavoratori”. Sembra perdersi la speranza anche quando l’idolo del nostro tempo, il consumo, “diventa il centro della nostra società”. Il lavoro resta un disegno di Dio che l’uomo deve rispettare. Il valore del lavoro risplende, in tutta la sua bellezza e dignità, se le fatiche della terra si uniscono alle preghiere elevate al cielo. Le parole conclusive di Papa Francesco, nello stabilimento dell’Ilva a Genova, uniscono il mondo del lavoro al cuore di Dio:

I campi, il mare, le fabbriche sono sempre stati “altari” dai quali si sono alzate preghiere belle e pure, che Dio ha colto e raccolto. Preghiere dette e recitate da chi sapeva e voleva pregare ma anche preghiere dette con le mani, con il sudore, con la fatica del lavoro da chi non sapeva pregare con la bocca. Dio ha accolto anche queste e continua ad accoglierle anche oggi.

Per Francesco i campi, il mare, le fabbriche sono dunque “altari” da cui elevare preghiere che si stringono al sudore, alla fatica, alla dignità, alla speranza nel futuro.

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25 aprile 2025, 09:00