Ep. 1 - Il Giubileo della comunicazione
Il primo dei Giubilei tematici nel calendario dell'Anno Santo è quello dedicato alla comunicazione, 24 – 26 gennaio 2025. Ma come si intreccia la speranza con il lavoro del giornalista? E come rinasce la speranza dopo una tragedia personale? A rispondere è Giustino Parisse, giornalista de “Il Centro” quotidiano d’Abruzzo, che nel terremoto de L’Aquila ha perso i suoi figli, Domenico e Maria Paola e il padre Domenico.
"La speranza, nella prospettiva del Giubileo - sottolinea Giustino - non è qualcosa che tu attendi, un qualcosa che tu speri che accada in futuro, ma la speranza, come ne ha parlato anche Papa Francesco spesso, è qualcosa di attuale. La speranza è importante perché ti aiuta a vivere il presente. Non è che aspetti la speranza per vivere meglio il futuro". Una speranza che si intreccia con il compito che per il giornalista abruzzese è diventato una missione dopo il sisma de L'Aquila che ha provocato 309 vittime: fare memoria dei suoi figli, fare memoria di Onna, il borgo duramente colpito dal sisma con 40 morti su 350 abitanti.
Nel racconto duro e difficile di quelle ore in cui la vita cambia per sempre, Giustino riprende carta e penna, scrive della sua tragedia personale, sente di non avere più la terra sotto i piedi perchè avverte il rischio che a morire siano anche le sue radici, i profumi e gli odori del suo paese. La scrittura allora è terapia, aiuta a rimettere in ordine le cose, a lasciare traccia del passato per guardare di nuovo al futuro sapendo da dove si viene.
"Sto parlando con voi da casa mia - racconta Giustino - che ho ricostruito con i miei soldi dopo un paio di anni e sto dentro la mia biblioteca, qui ci sono 10.000 volumi, c'è un archivio sterminato con tutte le cose che ho messo insieme prima e anche dopo il terremoto, e questa è la mia memoria. Io quando sto qui sento di essere vivo, perché la memoria è quella collettiva sempre, mi aiuta. Poi quando magari la sera vado a letto, alle 3 di mattina mi sveglio e arrivato indietro nel tempo ecco che ho l'impressione che la mia vita in fondo sia cambiata ma si sia fermata a quel 6 aprile del 2009".
Nella ricostruzione dell'anima arriva in soccorso la fede, l'accettazione del mistero. "Il giubileo - conclude il giornalista - è un percorso, si parla di pellegrinaggio. Il pellegrino è la vita di ognun di noi. Io oggi sto pellegrinando la mattina, quando io mi alzo, se non ho un obiettivo, se non ho un progetto, se non ho un pellegrinaggio da fare durante la giornata, sarei morto pur non essendolo. Quindi continuo a essere pellegrino nella vita fino a quando il buon Dio deciderà".