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2025.03.28 Andrea Rustichelli, giornalista del Tg3

Ep. 4 - Il Giubileo degli ammalati

Il quarto episodio del podcast "Specchi" è un doppio pellegrinaggio: quello verso la Porta Santa e quello vissuto tra le corsie e i reparti degli ospedali. A compierlo, incrociando le proprie parole con i passi verso la Basilica di San Pietro, è Andrea Rustichelli, giornalista del Tg3. Sarebbe dovuto partire per recarsi in Ucraina come giornalista della redazione Esteri. La sua richiesta era stata appena accettata dal Ministero della Difesa ucraina. Invece si è ritrovato in un reparto d’ospedale per sottoporsi a vari cicli di chemioterapia. Andrea Rustichelli è anche l'autore del libro, edito dalla casa editrice Marlin e intitolato: “Senza biglietto. Vaggio nella carrozza 048”. Questo numero è il codice che il sistema sanitario italiano assegna ai malati oncologici.

Percorrendo via della Conciliazione, dopo essere partito da Piazza Pia, Andrea ha varcato la Porta Santa pochi giorni prima del Giubileo degli ammalati e ha ricordato la sua storia. Un racconto in cui i protagonisti sono anche i suoi compagni di stanza in ospedale. Le sue parole, in questo Anno Santo, si saldano ad una speranza che lo ha accompagnato nei momenti più difficili: "Che vada tutto bene, che tutto si compia nella forma migliore. Questo non significa necessariamente la guarigione; certo la guarigione è auspicabile, tutti vogliamo guarire, io voglio guarire certo, ma al di là della guarigione serve che le cose prendano la loro forma migliore. Lo so che può sembrare astratto e vago, ma è un riferimento a un'intima forza che ci guida nelle varie traversie della vita. E nelle varie traversie della vita ci sono anche le difficoltà, c'è anche la morte, c'è anche l'accettazione di quello che può accadere; ecco la mia preghiera è proprio indirizzata a questo, ad accettare la pienezza della vita in ogni fase, in ogni situazione".

Andrea sottolinea che "i familiari sono i protagonisti silenziosi della malattia". "Nessuno pensa a loro; si pensa giustamente al malato e poco a quelli che gli stanno intorno. Questi sono i protagonisti silenziosi, bisognerebbe fare forse di più per loro, creare dei luoghi più accoglienti per loro, pensare che non c'è solo il singolo degente, ma c'è tutta la rete familiare che va sostenuta, tutelata". Un altro aspetto cruciale è quello lavorativo: "non c'è una cultura dell'integrazione del paziente nei propri posti di lavoro, anche in grandi aziende pubbliche manca questo. Si dice spesso che la vita attiva è la terapia: bisognerebbe cominciare a praticarla questa vita attiva anche nei contesti relazionali allargati come quello del lavoro che sono importanti".

Nel libro “Senza biglietto”, dove non mancano anche riflessioni ironiche ed amare, c'è poi una immagine legata la mondo del pugilato. Andrea scrive che uno dei due pugili impegnati nel combattimento, all’improvviso abbraccia l’avversario. In realtà, lo fa per difendersi dai suoi colpi. Come un boxeur, anche il malato deve affrontare la propria malattia. Deve in fondo capirla, affrontarla proprio come un pugile che abbraccia l’avversario. Queste parole fanno tornare alla mente quelle di Papa Francesco: “quale illusione vive l’uomo di oggi quando chiude gli occhi davanti alla malattia e alla disabilità”. “Il modo in cui viviamo la malattia e la disabilità - ha detto Papa Francesco durante il Giubileo straordinario della Misericordia nel 2016 - è indice dell’amore che siamo disposti a offrire”.

Dopo aver varcato la soglia della Porta Santa, Andrea Rustichelli sussurra davanti alla Pietà di Michelangelo il suo messaggio rivolto a tutti, in particolare a chi soffre: "è importante che i malati sappiano che si portano una croce, ma quel peso, quella sofferenza, quella difficoltà non è l'ultima parola, è un passaggio, è una fase sicuramente molto drammatica, ma non è quella sicuramente l'ultima verità". Le vite di ogni essere umano sono riscaldate da una promessa, quella della vita eterna.

04 aprile 2025