Caccia: non c’è pace senza un vero disarmo, il mondo sia libero dalle armi nucleari
Vatican News
Papa Francesco, nel corso del suo pontificato, “non ha mai mancato di alzare la voce a sostegno dell'urgente appello al disarmo”, ed è questo un richiamo fondamentale in un momento in cui la Santa Sede “nota con profonda preoccupazione che molti Stati si sono rivolti al riarmo estensivo in risposta a queste sfide, compresa l'espansione e la modernizzazione degli arsenali nucleari”. L’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede, è così intervenuto alle Nazioni Unite di New York, ieri, 29 aprile, nel corso del dibattito generale del Terzo Comitato Preparatorio della Conferenza di Revisione del 2026 del Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari (TNP). Caccia ha ribadito la sollecitudine della sua delegazione affinché si proseguano “gli sforzi continui per esplorare come il TNP e il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) possano servire a completarsi e rafforzarsi a vicenda, in particolare nelle aree della verifica del disarmo nucleare, della riabilitazione ambientale e dell'assistenza alle vittime”.
A rischio pace e sicurezza
Il mondo, ha spiegato, “è sempre più segnato dall'erosione della pace e della sicurezza internazionale, da una diffusa instabilità politica e da un crescente disprezzo per il multilateralismo e il diritto internazionale”. I conflitti che affliggono varie regioni aggravano la sofferenza umana, acuendo “le tensioni globali”. È in questo quadro internazionale che si rincorre il riarmo che mette “pericolosamente a rischio” pace e sicurezza. Inoltre, affidarsi alla logica della paura per affrontare le eventuali minacce alla sicurezza, e far sì che la paura stessa possa determinare “le politiche di difesa nazionale”, porta ad “approfondire la sfiducia, alimentare le divisioni e allontanare ulteriormente la comunità internazionale dal perseguimento di una pace duratura e sostenibile”.
Ridurre le scorte di armi nucleari
Tre, quindi, i punti di riflessione offerti all’Assemblea dall’arcivescovo Caccia. La pace internazionale, è il primo, “non può poggiare su un falso senso di sicurezza basato sulla minaccia di distruzione reciproca, di annientamento totale o sul fragile equilibrio delle potenze militari”. È necessario andare oltre “la deterrenza nucleare” e, come ebbe a dire Papa Francesco nel 2019 durante la sua visita a Hiroshima, “abbracciare la strada del disarmo globale, rifiutando definitivamente non solo l'uso, ma anche il possesso immorale di armi nucleari”. Per evitare “le catastrofiche conseguenze umanitarie che deriverebbero dall'uso di armi nucleari”, è quindi necessario riprendere un autentico dialogo “per stabilire limitazioni vincolanti al possesso di queste armi e dei loro sistemi di lancio”. Per questo “la Santa Sede esorta tutti gli Stati dotati di armi nucleari ad adempiere agli obblighi previsti dall'articolo VI del TNP, impegnandosi in negoziati in buona fede per ridurre le loro scorte”
Far progredire il disarmo
Il secondo punto riguarda la responsabilità morale della comunità internazionale “di far progredire il disarmo” di fronte agli sviluppi tecnologici e a determinate innovazioni che sollevano “preoccupazioni sulla futura condotta della guerra”, aggravate “dall'incorporazione di componenti autonome, che sollevano problemi etici, umanitari, legali e di sicurezza”.
Convertire le industrie militari
In terzo e ultimo luogo, la comunità internazionale deve a tutti i costi “mantenere il disarmo in cima alle priorità globali”, convertendo, diversificando e ristrutturando le “industrie militari per scopi pacifici”. Di qui la proposta della Santa Sede di “istituire un fondo globale finanziato con l'allocazione di una parte delle risorse altrimenti destinate agli armamenti e alle spese militari”, che potrebbe essere “dedicato all'eliminazione della fame e alla promozione dello sviluppo nelle regioni più impoverite del mondo, offrendo un approccio più compassionevole e sostenibile per affrontare le disuguaglianze globali e promuovere la dignità umana”.
Non c'è pace senza disarmo
“Anche se i venti di guerra soffiano con rinnovata forza e la paura minaccia di oscurare la pace e la fratellanza umana – è stata la conclusione di Caccia – un mondo libero dalle armi nucleari non è solo possibile, ma necessario”, poiché la “pace non è possibile senza un vero disarmo”.
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